giovedì 4 marzo 2010

L'Italia e il Gender Gap

Condivido l’appello, firmo e faro’ girare , però vorrei aggiungere anche altro.

Esiste una relazione precisa tra la percezione della donna trattatacome merce di scambio in Italia e la posizione occupata dall’Italia nel Gender Gap Report.

Le donne in Italia “valgono poco” sono merce di scambio nelle relazioni personali e professionali, nella politica, nella comunicazione e questo e’ in linea con il 72° posto (su 135 paesi)occupato dall’Italia nel Gender Gap 2009 del World Economic Forum, passato sotto silenzio dagli organi di stampa, dai leader politici esindacali.
Diminuire la forbice della discriminazione di genere significa per le donne occupare una piu’ concreta posizione nel mondo economico e politico e di conseguenza avere una visibilita’ piu’ coerente e dignitosa rispetto al ruolo ricoperto nella societa’ .Inoltre, cosa importante ma che non viene MAI ribadita a sufficienza, discriminare le donne nella nostra società significa anche che il paese perde in termini di competitività economica : uno spreco di risorse tanto più ingiustificato in momenti di crisi economico-finanziario quanto quello attuale.

Infatti secondo Klaus Schawb fondatore e presidente del World Economic Forum (l’influente organizzazione, che organizza tutti glianni il Forum di Davos in Svizzera con i principali leader mondiali) il Gender Gap Report, dimostra che coinvolgere le donne egualmenterispetto agli uomini in tutti gli aspetti della vita e’ IMPERATIVO per realizzare una società prospera ed ECONOMICAMENTE COMPETITIVA.
Riporto qui di seguito alcuni dati sul Gender Gap e il link:
“Le donne discriminate in Italia in ambito economico e sociale: lo conferma il rapporto 2009 Global Gender Gap del World Economic Forum,che assegna al nostro paese il 72esimo posto su 135 paesi, con una perdita di cinque posizioni rispetto al 2008, in cui avevamo segnato un progresso sugli anni precedenti. Il World Economic Forum è un’organizzazione influente, che organizza tutti gli anni il Forum di Davos in Svizzera con i principali leadermondiali, e promuove il Women Leaders and Gender Parity Programme. Il metodo del rapporto, inaugurato nel 2006 e orami divenuto un appuntamento annuale, consiste in una misurazione quantitativa della situazione relativa di maschi e femmine, attraverso 14 indicatori relativi a quattro aree cruciali: economia e lavoro; istruzione; politica; salute e aspettativa di vita. L’indice esamina le prestazioni dei vari paesi rispetto alla suddivisione delle loro risorse e opportunità tra le rispettive popolazioni maschili e femminili, a prescindere dai livelli generali di tali risorse e opportunità. La classifica include 135 paesi e copre il 93% della popolazione mondiale.Come prevedibile, sono i paesi scandinavi a guadagnarsi il podio delle pari opportunità tra donne e uomini. Al primo posto si piazza l'Islanda, quarta nel 2008 e ora lanciata dalla nomina a premier di Johanna Sigurdardottir, davanti a Finlandia, Norvegia e Svezia. Seguono la Nuova Zelanda, il Sudafrica che guadagna oltre ventiposizioni, poi Danimarca, Irlanda, Filippine e il sorprendente il Lesotho al decimo posto (dal 16esimo), davanti quindi a tutti i big europei. La Germania è 12esima, il Regno Unito 15esimo (entrambi in leggero calo), la Spagna 17esima e la Francia 18esima (meno tre posizioni). L'Italia, terzultima fra gli stati europei, è superata anche daVietnam, Romania e Paraguay. A spingerci in basso è soprattuttol’indice complessivo su partecipazione e opportunità nell'economia, in cui siamo al 96° posto, a causa delle disuguaglianze rispetto agli uomini nei salari (addirittura al gradino 116) e nella partecipazionealla forza lavoro. Ovvero, solo il 52% delle donne fanno parte della popolazione attiva contro il 75% degli uomini e il reddito medio delle donne è la metà rispetto agli uomini, 19.168 dollari l'anno contro38.878”.

Io vorrei che i candidati si impegnassero a farci elevare nel gender gap attraverso azioni concrete e non solo attraverso un generico appoggio.

Patrizia De Bardi

1 commento:

  1. segnalo il commento di maria laura rodotà sul corriere on line di oggi:
    http://www.corriere.it/cronache/10_marzo_07/Rivoglio-le-odiate-mimose-maria-laura-rodota_c827e8f2-29c0-11df-8fa3-00144f02aabe.shtml

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