mercoledì 24 febbraio 2010

Oltre le gonne

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
“Abbiamo messo in campo un esercito di donne gradevoli, brave e soprattutto donne!”. Con queste parole, sornione come suo solito, Silvio Berlusconi ha presentato ufficialmente, lo scorso 16 febbraio, le quattro “candidate rosa” del Pdl per le prossime elezioni regionali di marzo:
Anna Maria Bernini (in Emilia Romagna)
Monica Faenzi (in Toscana)
Fiammetta Modena (in Umbria)
e Renata Polverini (nel Lazio).
Poco importa, ovviamente, se alle stesse sia stato affidato il “fardello” più pesante delle elezioni (la candidatura nelle quattro “regioni rosse” d’Italia, roccaforti del centrosinistra): è noto, difatti, che per far carriera, in politica come nel lavoro, alle donne è generalmente chiesto “uno sforzo in più” rispetto ai propri colleghi!
Il Cavaliere, orgoglioso delle proprie “creature”, non ha fatto mancare le sue “attenzioni” alle candidate che lo attorniavano. Ma perché evidenziare pubblicamente la “bella presenza” come “merito politico” peculiare portato in dote dalle proprie candidate? E perché, soprattutto, enfatizzare tanto come “valore aggiunto” il loro essere “soprattutto donne”? Perché, in altre parole, alle donne è consentito dire ciò che sarebbe “inimmaginabile” dire ad un uomo come, ad esempio, Formigoni, Cota o Brunetta (ossia motivare la loro candidatura col loro essere “soprattutto uomini”)?!
Riportando la bella immagine costruita da Giulia Innocenzi (giornalista di Annozero), più che ad una presentazione elettorale è sembrato di assistere alla scena di un “paparino” affettuoso ed attento che invita le proprie figliolette a sedersi sulle sue gambe per dir loro: “brave figlie mie, avete fatto tutti come mi avevo chiesto, vi siete comportate bene, così vi offro volentieri un lecca-lecca!”.
L’impressione, purtroppo, è sempre la stessa: quella di aver assistito all’ennesima “boutade berlusconiana”, ad una nuova puntata del triste spettacolo con protagoniste le “donne” e regista il “potere”!
Evidentemente non è bastato al nostro “insaziabile” Presidente del Consiglio l’aver già:
fortemente voluto la nomina di una “soubrette”, Mara Carfagna, al Ministero per le Pari Opportunità (sono ancora oscuri i particolari meriti che hanno indotto tale scelta!);
giustificato l’impotenza dello Stato a fronte dei crescenti casi di stupro con la battuta “per impedirli dovremmo avere tanti soldati quante sono le belle ragazze italiane…”;
offeso pubblicamente l’on. Rosy Bindi tacciandola come persona “più intelligente che bella”;
e approfittato dell’ultima visita ufficiale in Albania per dire che l’Italia non farà sconti agli scafisti: “faremo eccezioni solo per chi porta in Italia belle ragazze!”.
La mancanza di pudore e “buon gusto” del Premier, però, è solo la manifestazione all’“ennesima potenza” di un radicato e atavico “maschilismo” della politica italiana cresciuto esponenzialmente in questi anni.
Il corpo della donna, oramai, sembra a tutti gli effetti divenuto un’“arma politica”: l’immagine più sublime, al contempo, di seduzione e completa sottomissione al potere!
Le qualità di una donna più utili per far carriera televisiva, ossia avvenenza ed ubbidienza, sembrano divenute irrinunciabili doti anche per far carriera politica!
Ma come si può accettare di farsi rappresentare (anche quando non lo si è) come meri “oggetti” in mano al potere?
Può la (pur legittima) aspirazione di far carriera far tollerare ad una donna queste “rappresentazioni teatrali” di se stessa?!
LE “QUOTE ROSA” COME ARMA DI SCARDINAMENTO DEL SISTEMA!
L’introduzione di “quote rosa” per garantire alle donne un’adeguata rappresentanza politica (come già avvenuto in molti paesi europei, tra cui la Germania) è un passo, a questo punto, divenuto “ineluttabile”!
Non si tratta:
di un modo come un altro per candidare le donne “solo in quanto donne”
oppure del tacito riconoscimento di una loro “inferiorità” (dell’incapacità, senza la libera concessione dell’uomo, di conquistarsi autonomamente spazi in politica).
Le quote rosa, al contrario, si giustificano solo in considerazione dello “status quo”: l’emergenziale “carenza di rappresentanza femminile” in politica (specie nelle cariche decisionali di maggior rilievo), che si traduce inevitabilmente in una “carenza di democrazia”!
La ragione di questo stato di cose, poi, non può certo spiegarsi in ragione del fatto che le donne italiane siano “antropologicamente” più avvezze agli affari di casa piuttosto che al calcio o alla politica!
Le vere causa di ciò risiedono:
1-nella mancanza di “democrazia interna” ai partiti, i quali riservano alle poche donne impegnate in politica un ruolo da “gregario” (nessuna donna potrebbe ambire a scardinare gli equilibri di potere consolidati in mani ai gruppi dirigenti!)
2-e nella “legge elettorale porcata” (cd. “porcellum”) vigente, che non offre alle donne (oltre che, più in generale, ai giovani) alcuna possibilità per affermarsi in politica senza la “protezione” di un influente dirigente di partito!
Se è vero che:
a-il “sesso” non dovrebbe essere una ragione di “preferenza” in politica (essere donna o uomo non dovrebbe rappresentare un valore “in sé”, un motivo per dare maggiore o minore rilievo ad una candidatura);
b-e l’unica dote “irrinunciabile” di ogni politico dovrebbe essere la capacità di rappresentare le istanze di tutti i cittadini e di offrire soluzioni adeguate ai problemi della collettività
è ancor più vero, però, che:
a-il sesso non può nemmeno essere una “discriminante” per le donne (superabile solo nel caso in cui alla qualità d’essere donna si aggiunga una buona dose di “bella presenza” e di “accondiscendenza” al proprio superiore!);
b-e una classe politica quasi interamente maschile non può essere “degna rappresentante” degli interessi di un elettorato, al contrario, in prevalenza femminile (ad esempio, come può un Parlamento in gran parte maschile -se non maschilista!- tutelare la maternità, riconoscere diritti alle donne lavoratrici, disciplinare la fecondazione assistita o l’aborto… senza tener minimamente in debito conto anche del punto di vista delle dirette interessate, ossia le donne?).
Gaspare Serra
Gruppo Facebook "ALI SPEZZATE..." (contro ogni violenza su donne e minori!)

domenica 21 febbraio 2010

Obiezioni

Al nostro appello alcuni hanno obiettato che sarebbe stato opportuno rivolgerlo a tutti i candidati, e non solo a quelli di sinistra. Ci è piaciuta molto la risposta che ha dato nel suo blog Vibrisse lo scrittore Giulio Mozzi: "L’elettorato di destra chiederà certe cose ai candidati di destra, l’elettorato di sinistra chiederà certe cose ai candidati di sinistra. Le persone che hanno scritto l’appello fanno parte dell’elettorato di sinistra, e si rivolgono quindi alle persone per le quali voteranno. Se qualcuno nell’elettorato di destra riterrà opportuno chiedere un simile impegno ai candidati di destra, ne sarò felice".

Aggiornamento del sesto giorno

Le firme continuano ad arrivare, così tante che è impossibile metterle in fila qui, per questo stiamo preparando una sorta di sito, molto spartano, dove inserire le adesioni che sono arrivate finora e quelle che arriveranno. Anche il gruppo di Facebook è cresciuto moltissimo, in questo momento (domenica 21 febbraio, ore 18.53), siamo a quota 1754, e ogni ora si aggiungono materiali nuovi: video, fotografie, commenti. Quello che viene fuori in generale è - per fortuna! - il desiderio di non limitare l'iniziativa a una firma virtuale, che costa molto poco, e tradurre il nostro "non considerare normale" quello che ci sta succedendo intorno in azioni concrete, quotidiane, di certo più difficili da sostenere, ma per questo probabilmente più efficaci. Qui ne cito una, che è stata proposta sul gruppo di Facebook da Eva Bellu e Rossana Campo: è la campagna "Non sono in vendita" per boicottare "tutti i prodotti, le marche, i giornali, i programmi televisivi che utilizzano nelle loro pubblicità un'immagine svilente e da prostitute delle donne". E intanto alcune candidate alle elezioni regionali hanno aderito all'appello, e non è escluso che si riesca a organizzare un incontro su questi temi.

venerdì 19 febbraio 2010

Le ultime adesioni di ieri e le prime di oggi

Lorenzo Piai
Bagarolo Teresina
Cristina Piai
Laura Piai
Giuliana Giusti
Maurizio Longo
Gabriella Latini
Monica Smoljko
Maria Grazia Negrini
Maria Cristina Zerbino
Antonia Angelini
Italia Vivan
Gabriella Bona

19 febbraio
Cecilia Bartoli
Chiara Colafranceschi
Marcella Meconi
Giulio Mozzi
Natalia Maovaz
Giuliana Chamedes
Serenella Gatti Linares
Silvia Carandini
Paola Lo Sciuto
Roberta Mazzanti
Alessandra Calanchi
Linda Brunetta
Michaela De Cresci
Elena Del Drago
Silvia Calamandrei
Teresa Porcella
Antonia Rossi
Alessandra Calanchi
Paola Splendore
Silvia Bazzoli
Daniela de Rosa
Raffaella Belletti
Biancamaria Bruno
Redazione di Lettera Internazionale
Flavia Gandolfo
Adele Mistroni
Natalia Melatti
Marta Melatti
Chiara Valentini
Laura Gandolfo
Angiolina Arru
Francesca Corrao
Graziella Danio
Arianna L’Abbate
Silvia Moretti
Umberta Telfener
Elena Andolfi
Marina Levi Fiorentino
Elisabetta Mattei
Patrizia Marcon
Luisa Sardella
Marina Nezi
Francesca Campo
Anna Cestelli Guidi
Anita Sonego
Caterina Soffici
Laura Putti
Laura Cusano
Flaminia Nicora
Bianca Battaggion
Ambretta Senes
Giulia Angelini
Francesca Comencini
Paola Albarella
Maria Serena Panieri
Rita Alicchio
Patrizia Gubellini
Luisa Agnese Dalla Fontana
Cristina Giugni
Marcella Bacigalupi
Piero Fossati
Rossella Bernascone
Marianna Marino
Emilio Gemma
Manuela Demattè
Paola Malerba
Luigina Bellutti
Luisa Vicinelli
Rossella Norfini
Mario Martorino
Alessandro Limonato
Patrizia Resaz
Monica Luchi
Simona Bonamoneta
Maria Concetta Anna Cocuzza
Clara Gallarati
Ernesto Anselmo Ciuffi
Barbara De Rosa
Marisa Caramella
Amelia Beltramini
Cristina Marchetta
Marta Ziggiotto
Luciano Minerva
Donata Cavezza
Fiammetta Biancatelli
Marca De Rosa Caloria
Lucia Russo
Mariarosa Fontana
Maria Trivisonno
Giuliana Roncolini
Paola Paesano
Beatrice Stampa
Francesca Tecardi
Giorgio Enea
Nicoletta Revel


Se vuoi vedere la lista delle adesioni dei primi giorni, clicca qui

quarto giorno

Stamattina alle nove e mezza la pagina del gruppo Io non considero normale su Facebook registra 587 iscritti, cento più di ieri sera, e la lista delle firme sotto il nostro appello è così lunga che dovremo trovare un sistema più efficiente per metterla online: tante donne e tanti uomini - e tantissimi commenti e idee che varrebbe la pena di far girare. Anche perché una firma è importante, ma forse avrebbe senso raggiungere i moltissimi che, sottoposti a un quotidiano lavaggio del cervello, "considerano normale" quello che ci sta succedendo.

giovedì 18 febbraio 2010

Le adesioni finora

16 febbraio
Silvia Nono
Adriana Valente
Serena Perrone Capano
Maria Teresa Carbone
Flavia Gentili
Maria Luisa Cristiani
Bebetta Campeti
Giacomella Orofino, Università degli Studi di Napoli "L'Orientale"
Camilla Miglio, Università di Roma, La Sapienza e di Napoli L'Orientale
Lisa Ginzburg
Francesca Nunberg
Joyce Hueting
Maria Elisa Traldi
Serena Nono
Elisabetta Tinucci

17 febbraio
Flaminia Lizzani
Maria Acierno
Cristina Reggio
Maria Pace Ottieri
Nada Pahor
Cristina Pecchia
Marina Maiella
Flavia Ressman
Marina Polidori
Daniela De Lorenzo
Carla Buzza
Daria Menozzi
Viktoria von Schirach
Elisa Freschi
Marta Fontana
Anna Rossi Doria
Ulrike Beisler
Valia Santella
Giovanna Nicolai
Meri Franco Lao
Cristina Sivieri Tagliabue
Donatella Izzo
Cristiana Giacometti
Betta Lodoli
Clara Sereni
Cecilia Valmarana
Bianca Tarozzi
Gabriella Melatti
Julia L. Hairston
Stefania Scateni
Micaela de Rubertis Maier
Alessandra Terni
Marianna Ventre
Magda Brienza
Beatrice Malagotti
Emanuela Lena
Franco Bianco
Alessandra Contenti
Francesca D’Aloja
Maria Antonietta Saracino
Alba Donati
Anna Fava
Rossana Campo
Sabine Valici
Luciano Bosio
Maria Grazia Tajè
Irene Starace
Novella Bellucci
Paola Riviello
Anna Zizola
Valentina Carnelutti
Carla Ortelli
Anna Mioni
Paola Vischetti
Paola Piacenza
Anna Fava
Valentina Fortichiari
Maria Pia Ercolini
Luciana Tufani
Edda Melon
Laura Moschini
Nicoletta Lanciano
Carla Sabatini
Elena Sanguigni
Stefania Girolami
Emanuela Flora
Silvia Bonucci
Ilona Toma
Loretta Napoleoni
Cristina Scherrer-Schaub
Chiara Volpato
Anna Celli
Clelia Falletti
Stefania Girolami
Nazzareno Tomassini
Patrizia Manassero
Leonardo Angelini
Ciro Colonna
Deliana Bertani
Anna Angelucci
Monica Costa

18 febbraio

Marco Giovenale
Silvana Vitali
Lorella Pierdominici
Cipriano Cipriani
Gianni Albore
Andrea Bertaglio
Paola Bassi
Filomena Perna (Foggia)
Gabriella Partenza
Assunta Di Febo
Gilda Policastro
Rosanna Oliva
Brunella Carratù
Ileana Montini
Domenico Durastante
Daniela Zedda
Carla Paci
Maria Di Murro
Jami Hubbard Solli Lawyers Advocating for Women's Rights
Angela Rosati
Marina Praturlon
Stefania Di Vittorio
Patrizia De Bardi
Sabrina Alfonsi
Ofelia Mastrangelo
Marina Caffiero
Clara Caleo Green
Titti Maturi
Barbara Mapelli
Francesca Pirani
Giulia Mozzato
Sandra Ozzola Ferri
Anna Maria Scheda
Giovanna Anselmi
Gigliola Ciummei
Francesca Pirani
Grazia Casagrande
Paola Lovati
Barbara Sumberaz
Susy Fontenia
Maria Grazia Monegat
Isabella Vitali
Susanna Zanuso
Martina Cardelli
Mario Romano
Giuseppe Carnevale
Leonardo Nieri
Maria Laura Scarino
Ilaria Tagliaferro
Marina Nezi
Gianfranco Monfredini
Yolande Descombes
Eleonora Arsella
Elena Avellino
Daniela Di Sora
Celine Manghi
Elena Romanello
Paola Turchetto
Roberta Romei
Paola Tedeschini Lalli
Francesca Covatta
Francesca Laurenti
Giuditta Perozzi
Rita Fugazza
Sancia Gaetani
Giovanni Agrippino
Gloria Salvatori
Ester Bernabò
Raethia Corsini
Marta Ancona
Lino Belleggia
Rosaria Conte
Berta David
Adele Cambria
Elena Del Grosso
Ester Fano
Laura Guidi
Valeria Sacchi
Daniela Daniele
Tina Geraldi
Angela Mary Pazzi
Adriano Fazzari
Benedetta Torrani
Alessandra De Cesare
Laura Ippoliti
Luciana Lardelli
Anita Weston
Mauro Zennaro
Antonio Perri
Nadia Tarantini
Renata Pisu
Elena Fossà
Gloria Salvatori
Elettra Lorini
Federica Velonà

mercoledì 17 febbraio 2010

terzo giorno

aderisco all'appello, assolutamente e ovviamente.
riformulerei però l'espressione.
secondo me va commutata da difensiva ad assertiva/incisiva (starei per dire aggressiva, ma è scorretto).
cioè: non direi "io non considero normale che le donne siano trattate come merce di scambio nelle relazioni personali e professionali, nella politica, nella comunicazione"
BENSI' qualcosa tipo
"io candidat@ alle prossime elezioni non solo considero del tutto anormale e aberrante che le donne siano trattate come merce di scambio nelle relazioni personali e professionali, nella politica, nella comunicazione, ma mi impegnerò in prima persona, del tutto frontalmente, con gli strumenti politici e di comunicazione e azione (anche legislativa) di cui disporrò, perché le idee e le prassi di sciovinismo maschilismo e razzismo che stanno prendendo piede
recentemente nella destra peggiore di questo paese diventino in rapido tempo un ricordo di tempi preistorici"
marco giovenale

secondo giorno

Cara Silvia, questa mattina, a proposito , a Prima pagina di radio3 , c'era un giornalista della Stampa che ironizzava , convinto di essere spiritoso e simpatico, sulle donne cosidette donne bruttine della sinistra. Che prima erano brutte e ora sono belle etc... Non so come e quando cambierà qualcosa, quando le donne saranno considerate persone e non oggetti. Ti sostengo e se c'è da firmare qualcosa , eccomi qua.
Cristina Reggio

***

Condivido appieno le tue parole, ho provato anch'io un estremo disagio per gli stessi motivi. Credo che dovrebbe essere avviata per tempo una riflessione culturale profonda che superi l'empasse di richiedere le dimissioni del politico di turno (che purtroppo spesso è richiesta strumentale e in quanto tale poco convinta, poco convincente, poco efficace e che non fa che rafforzare l'immagine del povero peccatore per tutto il resto esemplare etc). Dunque, credo che la tua lettera vada proprio nella giusta direzione, sollevando a livello politico un'importante riflessione culturale. Riflessione da non farsi in emergenza, quando il tapino è colo con le mani nella marmellata, ma il condizioni di "normalità". Non è possibile edulcorare la politica delle sue componenti culturali riducendola ad una sommatoria di decisioni tecnico politiche contingenti. Il pensiero politico di ognuno di noi è fatto anche di scenari , di rappresentazioni della società in cui vogliamo vivere e delle dinamiche culturali che delineano di volta in volta valori e comportamenti. Questi a loro volta avranno influenza anche sulle famose decisioni politiche contingenti, in quanto la politica (come la scienza, direi) si costruisce socialmente. La distinzione tra vizi privati e pubbliche virtù non può spingersi fino a negare tutto questo. Quale modello sociale e relazionale ha interiorizzato e inevitabilmente riproporrà chi abitualmente considera le donne come oggetto? E non si dica che è così, è sempre stato così, è naturale. Io concordo con Latour quando dice che natura è cultura. Proprio domenica Eva Cantarella in una presentazione sull'amore ai tempi dei romani sottolineava come anche il modo di sentire oltre che vivere l'amore (inteso in senso lato, con tutte le specifiche e diversità di relazioni al proprio interno) cambi nei diversi contesti culturali. Scusate, termino qui anche il mio sfogo.
Riguardo alla lettera, suggerirei solo di evidenziare con chiarezza che si parla sia ai candidati che alle candidate (è una questione non scontata che va affrontata nello stesso modo, sia sul fronte delle reazioni che su quelo delle responsabilità). Non ne sono sicura, ma nche nella chiusura, direi di aggiungere che forse sapere da che parte stanno le persone che aspirano ad essere elette potrebbe interessare tutto l'elettorato, anche quello maschile, che è composto anche da chi riflette sul proprio ruolo nella società e con le donne.
Adriana Valente

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Stasera prima che Lisa mi mandasse la tua mail stavo proprio pensando la stessa cosa, non se ne può più.... sono assolutamente d'accordo.
Ciao e grazie
Giacomella Orofino

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Cara Silvia,
la tua indignazione è la mia e quella di tutte noi, quindi sottoscrivo pienamente.
Purtroppo non riesco a vedere, al di là degli appelli di minoranze in via di estinzione, alcuna possibilità di incidere in qualche modo sui fatti. Mi prendi in un momento di grande desolazione. Siamo sempre noi che ci diciamo tra noi quello che condividiamo, ma non alteriamo mai l'andazzo generale, che anzi peggiora sempre di più. Cominciamo a mandare a casa col voto l'orrore che si rivela quotidianamente ai nostri occhi, se ci riusciamo. E speriamo di trovare tra quelli da eleggere persone davvero per bene da cui farci rappresentare, che siano donne, o giovani, saggi, persone colte, persone civili.
Un abbraccio,
Maria Elisa Traldi

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Aderisco! grazie dell'iniziativa. Quello che accade in Italia non e' nemmeno pensabile in paesi come l'Austria, dove vivo, la Germania che conosco abbastanza, non che alcuni uomini non pensino cosi', ma non gli e' permesso di comportarsi cosi', innanzitutto dalle donne.
cristina pecchia

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Condivido!

Ho sentito addirittura gente vantare ad esempio Berlusconi per il suo “saperci fare” con le donne!!!

Enorme il mio imbarazzo da italiano all’estero (fino a pochi mesi fa), ogni volta che venivano tirati fuori questi episodi, ogni volta che vedevo una foto della Carfagna (queste sono le donne/immagine del nostro paese!!!), o anche solo ogni volta che ho assistito al “nostro” machismo da quattro soldi.

Vista la situazione, ho solo un po’ di dubbi sul fatto che chi sta a sinistra (parlo di politici) abbia la coscienza più pulita… anche su questo.

Un caro saluto,

Andrea

PS: Mia moglie è tedesca e c’è un’altra cosa “accettata” in Italia che la lascia allibita (oltre all’essere fermata dai carabinieri perché aveva i fari spenti col sole a luglio!): le ragazzine per strada (africane o dell’est) costrette a prostituirsi. Inimmaginabile in un paese civile. Ma siamo in un paese gelatinoso, in tempi gelatinosi!

***

Aderisco dalla Spagna all'appello uscito sul Manifesto. Ma davvero
dicono tutti così?
Irene Starace


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Aderisco con forza e totalmente all’appello: difendiamo noi stesse, metà del corpo elettorale e del globo terrestre, e contribuiamo a salvare un senso all’essere di sinistra. Pretendiamo; e consideriamo fin dove siamo disposte a spingerci per colpire duro. Auguri.
Gabriella Melatti

primo giorno

Care amiche,
Oggi ero furibonda e mi è venuta in mente una cosa che vorrei sottoporvi. Secondo voi ha senso? Si può senz'altro dire meglio e renderlo più efficace: se vi pare che valga la pena, mi aiutate?